juve napoli covid

Covid e calcio, bisogna scongiurare la battaglia tra guelfi e ghibellini.

Le polemiche attorno di Juventus-Napoli non accennano a diminuire anzi, ogni due ore si aggiunge un nuovo attore con un nuovo monologo, tutti contro tutti e forse, abbiamo visto solo l’inizio della bagarre. L’antefatto è ben noto: domenica sera il cartellone proponeva la suddetta partita a Torino, ma all’ultimo minuto la squadra partenopea non é salita sull’aereo per raggiungere l’Allianz Stadium, bloccata da un verdetto negativo dell’ASL regionale.

Proprio come quando in Italia c’era chi rispondeva alla volontà del Papa e chi all’Imperatore a questo punto della faccenda si sono aperte due strade interpretative, due visioni del mondo, due leggi; domenica sera la Juventus ha seguito le indicazioni della Lega Calcio mentre il Napoli ha sottostato alle regole della ASL Campana, non ancora fattesi, però, legge nazionale. Da questo punto in poi é partita la discussione su quale sia la legge da seguire e soprattutto, se ci sia un regola che passi sopra i singoli regolamenti professionali. Lecitamente la Juventus reclama a sé la vittoria a tavolino, avendo seguito pedissequamente il regolamento della Lega Calcio, anche perché la notizia del blocco dell’ASL per i campani é arrivata decisamente tardi per poter imbastire una discussione. D’altro canto come contraddire un responso sanitario? 

Ministro Speranza
Il Ministro della Salute, Roberto Speranza

La questione é sottile e il Ministro Speranza é sembrato oltremodo impacciato nel riacciuffare i fili della discussione, limitandosi a generiche chiamate alla responsabilità e alla sempliciotta analisi che “di calcio si parla troppo”. Risposta che non ha soddisfatto nessuno, anzi, ha proprio fatto inalberare Roberto Mancini che ha dichiaro irresponsabili le parole del Ministro, avvertendo che lo sport al pari della scuola “é un diritto per tutti gli italiani ed è una priorità come lo sono la scuola e il lavoro, milioni di italiani praticano sport ad ogni livello“. Difficile contraddire lo sfogo di Mancini che essendo un uomo del calcio sa cosa ruoti intorno alle due ore di diretta televisiva per noi spettatori.

mancini
Roberto Mancini

Probabilmente, però, sia il Ministro che Mancini non hanno colto esattamente il problema sollevato da Juventus-Napoli, avendo risposto il primo con una logica generale di troppa esposizione mediatica del fenomeno calcio, l’altro con una correttissima analisi ma valida più per il calcio amatoriale che per il grand calderone della Serie A.

Lo sport é un diritto per tutti gli italiani ed è una priorità come lo sono la scuola e il lavoro, milioni di italiani praticano sport ad ogni livello

Roberto Mancini

Difatti il problema non è se lo sport debba essere tenuto più o meno in considerazione dal Ministro della Salute, ma se ci sono delle condizioni stringenti per sorvolare su un regolamento chiaro e preciso come quello della Lega Calcio. In sintesi, se domenica non sussistevano le condizioni per giocare la partita e se era documentabile questa indicazione, allora le autorità sanitarie avrebbero dovuto essere più incisive e non lasciare la possibilità di interpretare delle direttive scritte. La Juventus ha ben donde di reclamare un regolamento, ma del resto anche chi rispetta le regole dell’autorità sanitaria non può pagare per questo. Mancini parla di sport come di diritto alla stessa salute pubblica e ha ragione, ma quali sono le condizioni per cui una partita di calcio si trasforma da una possibilità di sfogo e di aggregazione ad un possibile focolaio? Dove sono i dati che giustificano una o l’altra scelta? Qui le informazioni si fanno scarse, la luce si abbassa di colpo. Nessuno si sente di prendersi la responsabilità di dire con chiarezza a che punto siamo nella notte. 

juve napoli covid

Se il sottosegretario Ricciardi ieri, poco prima della partita della Nazionale con la Moldavia vinta con un tennistico 6-0, dichiarava come assurde le affermazioni di Mancini, accusandolo di citare Paesi come la Polonia dove la linea dei contagi é in forte crescita, dovrebbe però spiegarci con chiarezza quali siano i parametri per cui gli stadi debbano restare aperti oppure no, le condizioni per cui a calcio si possa giocare oppure no. Non è una questione di lana caprina quella sollevata da Mancini, sport non vuol dire solo Ronaldo e Lukaku, vuol dire migliaia di persone che lavorano dietro ai campioni e milioni di persone che sui campetti amatoriali portano i ragazzi sulla via del gioco invece che su quella della devianza (ci siamo occupati dello stato del calcio amatoriale).

sport dilettantistico

Per questo servono risposte chiare e sicure su cui la discussione possa essere basata con certezza. La notizia di poche ore fa del contagio di quattro giocatori dell’Inter inizia a preoccupare tutti. I contagi tra i calciatori sono in forte aumento, più che in altre categorie sociali. A questo punto, quali sono i margini di sicurezza per continuare a praticare sport? Ci sono realmente le condizioni per continuare a giocare? É importante che non si arrivi allo scontro tra Guelfi e Ghibellini nello sport, che la via sia unica e ben illuminata. Le risposte devono essere chiare e documentate, in ballo non ci sono solo molti soldi (ahimé!), ma anche la vita di professionisti e amatori che ogni giorno grazie allo sport portano avanti la salute psicofisica delle nuove generazioni. Tenere in ostaggio migliaia di persone senza una ratio precisa rischia di trasformare tutto in rissa e di far perdere ad una generazione il gusto sacrosanto dell’attività sportiva. 

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