lewis hamilton

Lewis Hamilton, il campione di cui abbiamo bisogno

Lewis Hamilton è campione del mondo per la settima volta in carriera. Come Schumi. Leggendario. Ma quello che forse ancora stiamo sottovalutando è l’importanza di avere un personaggio come Hamilton sulla vetta del circus di Formula 1. Non tanto per il valore della vittoria sportiva, che comunque è immenso per la qualità, la costanza, la dedizione, ma soprattutto per quel che riguarda il suo potere mediatico.

In un mondo che ha perso, ancora una volta, la bussola della ragionevolezza, della bontà, del bene, della democrazia e che troppo spesso finisce per combattere e lottare per i motivi sbagliati; in un mondo in cui, ancora oggi, ci sono disparità di genere, etniche e religiose, avere un personaggio come Lewis Hamilton in un settore spesso considerato “per bianchi”, come quello delle quattro ruote, è la migliore speranza che abbiamo per sensibilizzare il valore dell’umanità, del movimento Black Lives Matter e per portare avanti battaglie che spesso, nella storia dello sport, in molti si sono lasciati scivolare addosso.

Moderno, vincente, solare, serio, responsabile, ama la moda e la moda ama lui, britannico con origini caraibiche e grande appassionato di musica, oltre che di motori. Qualche tempo ha dichiarato: “Ho passato gli ultimi dieci anni scrivendo e registrando, lavorando con alcune tra le più talentuose e splendide persone, cosa di cui sono grato. È stata una scoperta incredibile. XNDA – il suo pseudonimo nel mondo della musica – sono io e sono onorato e grato a Christina (Aguilera, ndr) per avermi dato un posto in cui utilizzare la mia voce”.

Una voce utile a raccontare il suo vissuto, la sua storia, la sua pelle, i suoi disagi. Sì, perché anche un campione ha i suoi fantasmi, le sue fragilità, le difficoltà che la vita ha voluto porgli davanti e che in un modo o nell’altro ha dovuto affrontare e vincere per andare avanti, per crescere, migliorare, evolversi e diventare l’uomo vincente e pieno di valori che è oggi; grazie a tutto questo può permettersi di parlare con un certo tipo di tono di alcuni, delicati, argomenti. Il megafono di Lewis è un megafono di cui abbiamo bisogno, esattamente come quello di LeBron James e di Megan Rapinoe che aveva dichiarato, qualche tempo fa: “Noi tutti abbiamo la responsabilità di rendere il mondo un posto migliore”.

lewis hamilton black live matter (1)

Ed è grazie ai loro risultati sportivi e alla loro personalità che la loro voce ha un valore e un peso per la comunità, per le persone, per le istituzioni. Se una voce può cambiare il mondo, allora cantiamo. Come Hamilton, che una volta, dopo una vittoria mondiale, disse: “Essere il primo nero a far qualcosa, in qualunque ambito, è un cammino solitario”.

Essere il primo nero a far qualcosa, in qualunque ambito, è un cammino solitario

Ecco, non dimentichiamocelo. Mai. Le nostre vite sono cambiate, ci sentiamo più deboli, più cagionevoli, meno convinti che il futuro possa essere un posto migliore. Il mondo occidentale in qualche modo sta cascando come un castello di carte per i motivi più disparati e non ultimo, ovviamente, la comparsa sulla Terra di questo nuovo male che ci rende la vita molto meno intensa di come la ricordavamo qualche mese fa. Non voglio fare, però, il moralista e dire che dall’altra parte del mondo il Coronavirus è l’ultimo dei problemi o comunque non è tra le priorità, e non sto nemmeno a elencarvi i motivi, ma voglio chiudere con una frase di un grande personaggio che porta sul suo corpo, si chiama Lewis Hamilton: “Rise above it, no matter what life throws at you. And also, you know, Jesus rose from the grave“, che significa “Alzati, qualsiasi cosa la vita ti riservi. In fondo, anche Gesù si è alzato dalla tomba”.

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