juve inchiesta prisma

EPL e Serie A, stili diversi

Un sistema sano lo si riconosce dalla sua abilità di individuare un male ed eliminarlo. La Premier League, la più ricca e seguita del mondo, lo è; la Serie A, ancora una volta, ha dimostrato di non esserlo. Se, infatti, da un lato abbiamo la governance di una lega che, per proteggere l’etica del proprio prodotto (e quindi anche la sua attrazione), accusa uno dei suoi club più rappresentativi di oltre 100 violazioni alle sue regole, dall’altra abbiamo un sistema ignavo che raramente si esprime, e quando lo fa cerca di abbassare i toni dando un colpo al cerchio ed uno alla botte:

La Juventus ha sempre rappresentato un modello di economia e valorizzazione degli asset, anche nel lancio del calcio femminile e delle seconde squadre. Sarei pazzo a pensare di gioire che una mia società possa vivere una situazione di questo tipo, ma ci sono delle norme e vanno applicate in maniera rigorosa.

Gabriele Gravina, Presidente della FIGC

La Premier League non solo ha deferito il Manchester City a una commissione indipendente per presunte violazioni delle regole tra il 2009 e il 2018, a seguito di un’indagine durata quattro anni, ma lo ha anche accusato di non aver collaborato da quando le indagini sono iniziate nel dicembre 2018. I sei volte campioni della Premier League sono stati accusati di non aver fornito “una visione veritiera e corretta della situazione finanziaria del club“, di non aver “incluso tutti i dettagli” sulla remunerazione di giocatori e allenatori, e di non aver “rispettato le regole in materia di equità finanziaria“. Accuse che, se confermate, potrebbero causare finanche la radiazione del club. 

manchester city indagine

Il City non è stato informato in anticipo della decisione della Premier League, ma i dirigenti del club sono stati avvisati nello stesso momento in cui è stata pubblicata la dichiarazione di accusa. Una gestione totalmente diversa da quella che ha coinvolto la Juventus. Innanzitutto, perché né la Serie A né la FIGC hanno mai vigilato sul rispetto delle regole, tant’è che le accuse sono arrivate da organi esterni al mondo del calcio: la Consob e la Procura di Torino. 

Ma quello che stupisce è il clima da guelfi e ghibellini che questa mancanza di posizione ha creato nel panorama italiano. Un clima infuocato anche da chi, scevro di ogni partigianeria, dovrebbe chiarire ogni aspetto. Ma anche in questo caso la differenza tra i media italiani e quelli oltremanica è abissale. Dalla BBC al The Guardian gli inglesi non hanno gridato allo scandalo né hanno provato ad indagare sul passato del giudice Murray Rosen, socio dell’Arsenal, il quale presiederà la commissione incaricata di studiare il caso del Manchester City. In Italia in queste ore si fa a gara a ripescare, tagliare e pubblicare alcune dichiarazioni del pm Santoriello, tifoso napoletano e uno dei 3 pm dell’inchiesta Prisma. Un’insulsa quanto chiassosa bufera. Sui giornali nostrani non si punta mai il dito verso il colpevole, ma si parla di garantire “un processo equo e obiettivo“, come se un giudice, che già in passato ha archiviato un’inchiesta nei confronti della Juve, fosse influenzato dal tifo nel suo lavoro. 

C’è poi una differenza di stile anche tra gli stessi protagonisti. A un Guardiola che, interrogato sul caso, dichiara quanto segue:

Quando i dirigenti sono accusati di qualcosa, io chiedo loro: ‘Parlatemene’. Loro spiegano e io ci credo. E allora gli dico: ‘Se mi mentite, il giorno dopo non sarò più qui. Me ne andrò e non sarò più vostro amico’.

juve inchiesta prisma

Noi rispondiamo con giocatori che, interrogati dai pm, negano che ci fosse un accordo scritto firmato da loro e dal presidente Agnelli: senza sapere che gli inquirenti erano già in possesso di quel documento, sequestrato nei cassetti del presidente. Abbiamo assistito agli insulti e ai fischi nei confronti di De Sciglio da parte dei suoi stessi tifosi per il solo fatto di aver detto la verità ai magistrati, offrendo ulteriori evidenze dei sotterfugi adoperati dalla dirigenza juventina. E questo è frutto anche della nostra cultura del tifo. Qualunque sia la nostra squadra del cuore, siamo accecati dal dover difendere il nostro club ad ogni costo da non capire più la differenza tra l’etica e l’immoralità. Ossessionati dalle sindromi del vittimismo e del benaltrismo, viviamo in un continuo Complesso di Masada. Invece di chiedere spiegazioni ai dirigenti, colpevoli di aver inguaiato la Juve, si accusano i magistrati che portano alla luce il marcio. Non cambiamo mai, e finiamo sempre per essere descritti come i “soliti italiani“, come fatto ad esempio da James Horncastle che in suo articolo su The Athletic ha scritto:

È un ritornello comune, a volte scherzoso – ‘Ah, quegli italiani pazzi’ – troppo spesso scoraggiante per quello che succede nel campionato più importante d’Italia. Alcuni fan lo considerano una parte del suo fascino. Tutte le disfunzioni, gli scandali, come se si trattasse di una versione calcistica di un podcast sul crimine o di uno di quelle top series in cima alle classifiche di Netflix.

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