Sebastien Bellin ironman

Una carbonara può salvarti la vita: la storia di Sebastien Bellin

! Questo articolo contiene un’immagine delle conseguenze di un attentato dinamitardo.

È possibile salvarsi la vita grazie ad una carbonara? Sembra una domanda assurda, eppure, è proprio questo che è successo a Sebastien Bellin, l’ex cestista che oggi può vantare una lunga carriera sportiva proprio grazie a tre piatti di carbonara.

Il 21 Marzo 2016, l’atleta si trovava a Bruxelles, dopo una giornata di lavoro passata a Parigi, ed era in procinto di mettersi a letto, dato che la mattina dopo sarebbe salito sul primo volo in direzione New York. Tuttavia, la chiamata insistente di un amico lo aveva convinto ad uscire di casa e a recarsi a cena fuori nel ristorante italiano che il suo amico voleva provare. Arrivato lì aveva ordinato un piatto di carbonara e poi, forse per la stanchezza o per la convivialità del momento, ne aveva ordinati altri due. Non sapeva ancora quanto questa scelta inconsapevole sarebbe stata decisiva per la sua vita. Il giorno dopo in aeroporto due esplosioni colpirono le due estremità dell’area check-in travolgendo Bellin insieme ad altre 16 persone.

Sebastien Bellin esplosione

Di quel momento è rimasta la celebre immagine del cestista semisdraiato sul pavimento dell’aeroporto belga con i pantaloni strappati e il volto sporco di polvere. Lo shock di sentire che l’anca aveva subito un forte impatto, di vedere il sangue sgorgare fuori dal suo corpo, di essere circondato da corpi di persone morte o ferite, il fischio nelle orecchie: fermarsi o provare a sopravvivere. Guardando indietro ora, sette anni dopo, Bellin vede come tutto ciò che aveva passato nella sua vita lo aveva preparato per quella mattina.

Ho guardato in basso e ho visto sporgere una massa di ossa. Vedi persone morte, vedi parti del corpo, senti urla.

La lezione più grande che la vita gli aveva insegnato era di trovare l’equilibrio tra le differenze, il bello negli opposti. Bellin è nato a San Paolo. Sua madre era una fisioterapista – “molto hippie, molto liberale, solo uno spirito libero” – mentre suo padre, un dirigente di alto livello, era più conservatore e orientato agli affari. Per il lavoro del padre aveva viaggiato tra gli USA e l’Europa e aveva trovato nello sport la sua vera casa.

Ho sempre cercato di trarre i benefici da queste culture diverse e diverse.

La conseguenza di quel mix di culture fu solo una: lo sport. Inizialmente erano il calcio e il tennis. Durante la sua permanenza in Italia, il calcio prese il sopravvento. E poi n Belgio, i suoi compagni di scuola lo hanno convinto a provare il basket. 

Lo sport è la migliore classe del mondo. Tutto ciò che devi sapere nella vita è lì. Ti mostra che ci sono molti modi diversi. Non c’è un modo giusto, c’è sempre un’alternativa.

Greg Kampe, un suo vecchio coach, diceva sempre: “Basta vincere la giornata“. Quella frase risuonò nella sua mente dopo l’esplosione e gli fece capire quanto fosse importante cogliere il momento.

Per prima cosa si fece aiutare a sollevare la gamba su una valigia e a usare una sciarpa come laccio emostatico: ma non bastava. Gli agenti di polizia gli intimavano di non muoversi fino a che non avrebbero messo in sicurezza l’aeroporto. Bellin insistette: il loro non era l’unico modo, non era il suo modo, soprattutto se voleva sopravvivere. Convinse le guardie e si fece trasportare davanti all’aeroporto: lì i soccorsi lo avrebbero raggiunto prima. Aveva ragione. Aveva perso il 50% del sangue, rischiando di perdere la gamba, ma ce l’aveva fatta, aveva vinto la giornata.

Bellin ha trascorso tre mesi in ospedale. Inizialmente era costretto a letto, la gamba tenuta insieme da una gabbia di perni e stecche di metallo. Aveva innesti di pelle per coprire le ferite aperte. A poco a poco ha imparato di nuovo a camminare, adattandosi alle sue nuove disabilità e alla nuova realtà. Non aveva sensibilità sotto il ginocchio della gamba sinistra. Secondo i medici i tre piatti di carbonara della sera precedente gli avevano assicurato una quantità di glucosio sanguigno sufficiente a tenerlo cosciente fino all’arrivo dei soccorsi. Ma la partita di Bellin non era ancora finita: lo sport era sempre stato la sua vita e non sarebbe stato quell’incidente a fermarlo. Per questo decise di porsi un obiettivo quasi impossibile: la Ironman, in particolare il famoso circuito di Kona, Hawaii.

Anche prima dell’incidente, la Ironman sarebbe stata quasi impossibile per un atleta della sua portata. Bellin era un cestista, quindi altezza e peso non lo avrebbero favorito in una gara incentrata sulla velocità e, allo stesso modo, i suoi allenamenti precedenti non avevano nulla a che fare con la resistenza fisica richiesta. La Ironman include 3,86 km di nuoto, 180,260 km in bicicletta e 42,195 km di corsa, ed è considerata una delle competizioni più dure al mondo. Ma l’atleta era determinato e giorno dopo giorno con costanza e perseveranza era riuscito ad adattarsi alla tipologia di allenamento richiesta dalla gara. Con il Covid, purtroppo, ha dovuto rimandare di due anni la competizione, ma nel 2022 Bellin ha, di nuovo, vinto contro l’esplosione, tagliano il traguardo con un tempo di 14 ore, 39 minuti e 38 secondi.

Sono un sopravvissuto e lo devo alle persone che sono morte quel giorno e al mio Paese. Non soccomberò a questo. Ho l’atrofia, non riesco a muovere le dita dei piedi di più, ma non voglio che la mia mentalità accetti lo stato di vittima.

L’obiettivo per Bellin non era mai stata la velocità, quanto la capacità di dimostrare a se stesso di non essere una vittima, di dimostrare al suo corpo cosa era ancora in grado di fare. E pensare che tutto era partito da una carbonara…

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