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Trump, nel golf come nella vita

È il 7 novembre e i primi scrutini indicano Biden come nuovo Presidente degli Stati Uniti d’America. Da qualche giorno nessun tweet, nessun commento di Trump: dopo la conferenza del 4 novembre in cui dichiarava di aver vinto e denunciava tentativi di brogli elettorali, di Donald non si hanno più notizie. Tante proteste dei suoi elettori, qualche commento del suo entourage e diverse voci di corridoio sulle sue future mosse, ma in sostanza totale silenzio da parte di un uomo che ama essere davanti alle telecamere. 


Quel 7 novembre Jabin Botsford, un fotoreporter del The Washington Post, e altri suoi colleghi hanno avuto uno soffiata: Trump è nel suo golf club a Sterling, in Virginia. Dopo esser rimasti appostati per qualche ora tra i sentieri lungo il fiume Potomac, alle 11:45 i fotografi riescono ad immortalare il presidente nell’esatto momento in cui scopre di aver perso le elezioni (la notizia della vittoria di Biden in Pennsylvania, cruciale per l’esito dell’elezioni, viene rilanciata tra le 11:24 e le 11:34 da diverse testate giornalistiche, ndr.).

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Donald J. Trump gioca a golf al Trump National Golf Course (Foto Jabin Botsford/The Washington Post)

La foto di Botsford è diventata subito iconica, perché come spiega lo stesso autore: “ci sono molte foto di lui che gioca a golf, ma questa parla di lui che gioca a golf e scopre che la sua presidenza sta per finire“. Data la distanza, la foto non riesce a evidenziare nessuna smorfia o altra espressione facciale, ma è ben chiaro come il linguaggio del corpo in quello scatto racconti di una persona nervosa che stenta un atteggiamento da leone ferito.

Nei momenti di maggiore difficoltà ognuno di noi cerca di rifugiarsi nei luoghi, negli spazi in cui si sente più al sicuro; dev’essere stato proprio per questo che Trump ha scelto di allontanarsi dal battage mediatico e dal bailamme che in quei giorni imperversava per le strade delle principali città americane; il suo rifugio, il suo momento di relax e tranquillità – lo abbiamo imparato in questi anni –  Trump lo ha sempre trovato sul garden di un golf club. Ma se è vero che Trump si sente a suo agio in un campo da golf è anche vero che lì mostra la sua vera natura.

trump golf

Il golf è il gioco dei gentiluomini per eccellenza, giocato con onore, nobiltà e orgoglio. È un gioco che mette alla prova il coraggio di una persona, esamina il suo carattere, mostra la sua capacità di gestire le avversità. È, per citare Rick Reilly, autore del bestseller Commander-in-Cheat: How Golf Explains Trump, “come i pantaloncini da bicicletta: rivela molto su un uomo“.

Vuoi trovare il vero trucco di una persona? Portali al campo da golf. Vuoi vedere se pagano le tasse? Guarda cosa fanno quando la loro palla cade nel rough. Se barano sul campo da golf, tradiscono la vita

Gerry Dulac

Ed è proprio analizzando i comportamenti sul green e raccogliendo le testimonianze di altri giocatori e caddy che Reilly ha tratteggiato la figura di Trump, arrivando alla conclusione che se il 45° presidente degli Stati Uniti d’America imbroglia così facilmente e senza rimorso su un campo da golf cosa può aver fatto durante la sua presidenza? Il lavoro del giornalista americano è partito dal confutare tutti i 18 campionati che Donald afferma di aver vinto – guarda caso tutti nei campi di sua proprietà –  arrivando alla confessione di un suo dipendente che racconta di aver tolto, per ordine di Trump, la targa del vincitore per appendere il suo nome, anche se in quel torneo l’ex presidente non aveva mai gareggiato. “L’ho battuto costantemente, lo avrei stracciato“, è stato il serafico commento di Donald. 

Commander-in-Cheat: How Golf Explains Trump

Rick Reilly riporta molte delle indiscrezioni su Trump sul campo da golf: dal suo svergognato disprezzo delle regole ai tentativi di flirtare con le giocatrici dell’LPGA Tour mentre gareggiavano su uno dei suoi tanti campi (noto ormai il tentativo un po’ inquietante di flirtare con Kris Tschetter durante un PRO-AM, mentre il marito le stava facendo da caddy).

Uno degli aneddoti più divertenti riportati nel libro riguarda il suo soprannome: al Winged Foot, dove Trump è un membro, i caddy si sono talmente abituati a vederlo calciare la sua palla sul fairway che gli hanno dato il nome di “Pelé”.

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Ho giocato con lui una volta” – afferma Bryan Marsal, membro di lunga data del Winged Foot e presidente del Men’s US Open 2020Era una partita di sabato mattina. All’inizio non sarebbe potuto essere più gentile. Ma poi ha detto: “Vedi quei due ragazzi? Imbrogliano. Guardami. Io baro. E mi aspetto che tu faccia lo stesso perché oggi batteremo quei due ragazzi.” Quindi, sì, è vero, imbroglierà. Ma penso che Donald, nel profondo del suo cuore, creda che lo ingannerai anche tu. Quindi, se è lo stesso, se tutti tradiscono, non lo vede davvero come un tradimento“.

Come scrive Reilly dire che “Trump bara è come dire che Michael Phelps nuota. Bara al massimo livello. Mente quando le persone lo guardano e bara quando non lo fanno. Imbroglia che ti piaccia o no. Inganna perché è così che gioca a golf, è così che l’ha imparato, è così che ne ha bisogno, e che tu sia il suo farmacista o Tiger Woods, se stai giocando a golf con lui ti tradirà”.

Rick Reilly
Rick Reilly

E in effetti, il giornalista americano racconta di come Trump abbia davvero barato con Tiger Woods. Non molto tempo dopo essere diventato presidente, Trump invitò per una partita: Woods, Dustin Johnson (il giocatore numero 1 al mondo all’epoca) e Brad Faxon, analista di golf della Fox. Data la disparità delle squadre (Faxon e Trump contro Woods e Johnson), quella del presidente poteva usufruire di alcuni vantaggi. Ma questo a Trump non bastava. Dopo aver barato, nascondendo due suoi colpi finiti nell’acqua, arrivato sul green a pochi metri dalla buca, Trump ha falsato il proprio punteggio.

È stato davvero divertente giocare con lui. Bara in tutti i modi e tu vuoi che lo faccia. Ne hai sentito parlare così tanto; è quasi come se volessi esserne testimone in modo da poterlo raccontare.

Brad Faxon
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Un altro aneddoto divertente riguarda l’episodio in cui Trump ospitò tre famosi commentatori ESPN di football: Mike Tirico, Jon Gruden e Ron Jaworski, ex quarterback degli Eagles. Trump arrivò mentre gli altri tre si stavano già riscaldando e scelse immediatamente le squadre: “Saremo io e Gruden, perché mi piacciono i vincitori“.  Durante la partita, ad un certo punto Tirico fece il colpo della vita: con un legno-3 colpì la palla fino a superare i 200 metri e a farla cadere nel green, vicino la bandierina. Lui e il suo caddy rimasero a bocca aperta per qualche secondo e poi, increduli si avviarono verso la pallina. Ma per lo stupore di tutti, quella palla era magicamente scomparsa. Non era nemmeno più sul green! “Pessimo break“, gli disse Trump avvicinandosi al malcapitato. Poco dopo  il caddy di Trump si avvicinò a Tirico e gli disse: “Hai presente quel colpo che hai fatto al par 5? Era a circa 10 metri dalla buca. Trump l’ha gettato nel bunker. L’ho visto mentre lo faceva“.

Bara al massimo livello. Mente quando le persone guardano e bara quando non lo fanno. Imbroglia che ti piaccia o no. Inganna perché è così che gioca a golf, è così che l’ha imparato, è così che ne ha bisogno, e che tu sia il suo farmacista o Tiger Woods, se stai giocando a golf con lui ti tradirà

Rick Reilly

Reilly scrive che Trump era solito dire alla gente che lui e Arnold “The King” Palmer, uno dei più grandi giocatori della storia del golf professionistico, erano amici. Ma stando a quello che Palmer ha raccontato allo scrittore James Dodson non era assolutamente vero: “Era più così” (con Palmer che incrocia le mani e se le mette sulla gola, a mò di strangolamento). La figlia di Palmer, Peg, ha anche ricordato un momento durante la campagna del 2016 prima che Palmer morisse: “Mio padre emise un suono di disgusto come se non potesse credere all’arroganza e alla crudezza di quest’uomo che era il candidato del partito politico in cui credeva. Poi disse: “non così intelligente come pensavamo che fosse“. 

Arnold "The King" Palmer
Arnold “The King” Palmer

Ma forse, l’indiscrezione più preoccupante di Reilly è quella in cui collega il disastro umanitario di Porto Rico a un rancore personale di Trump. Nel 2015 il fallimento con un buco di 33 milioni di dollari del Trump International di Porto Rico (oggi noto come Coco Beach Golf & Country Club) creò degli scontri tra Trump e l’isola. Questa relazione complicata, afferma Reilly, potrebbe spiegare in parte il soccorso tardivo del governo degli Stati Uniti dopo il passaggio dell’uragano Maria che devastò l’isola.

Una delle abitazioni distrutte dal passaggio dell'uragano Maria
Una delle abitazioni distrutte dal passaggio dell’uragano Maria

Da quello che traspare dal libro del giornalista americano si capisce che la reputazione di Trump nel golf è rovinata per sempre: il 90% delle persone che Reilly ha intervistato afferma di aver smesso di giocare con lui perché non fa altro che barare. A questo punto la domanda sorge spontanea: perché imbrogliare? Perché continuare a farlo? Secondo lo psichiatra dott. Lance Dodes, coautore di The Dangerous Case of Donald Trump, Trump è in qualche modo “costretto” a farlo: “Ha bisogno di essere il migliore in tutto. Non sopporta di non vincere, di non essere il migliore. Per lui, non essere il migliore ha lo stesso effetto che per te hanno le unghie sulla lavagna. Non può conviverci”.

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