Buddy Austin e René Lacoste prima di una partita, 1928
Buddy Austin e René Lacoste prima di una partita, 1928

Polo: status symbol

La moda si è sempre ammantata di tutta una serie di significati e simbologie che le permettono di permeare ogni ambito della vita sociale: dalle scelte di stile, alle ispirazioni artistiche e culturali fino a toccare tematiche complesse, come quelle legate all’economia. Alcuni capi di abbigliamento sono diventati talmente iconici con il trascorrere degli anni che hanno finito per raccontare un immaginario ben specifico. Quando, ad esempio, immaginiamo la ricchezza, il lignaggio, la raffinatezza, l’eleganza e, perché no, il sogno Americano, un’immagine su tutte prende forma davanti ai nostri occhi.

Si tratta di una semplice maglia a maniche corte, con colletto e bottoncini che è passata alla storia con il nome di Polo. Da Lacoste a Ralph Lauren, passando per Marc Jacobs, Maison Margiela, Puma e molti altri, i nomi dei più grandi brand di moda hanno contribuito al successo universale di questo capo la cui origine è, però, legata molto più alle esigenze pratiche dello sport che a quelle di stile della moda.

Buddy Austin e René Lacoste prima di una partita, 1928
Buddy Austin e René Lacoste prima di una partita, 1928

Come è facile intuire, la Polo prende il suo nome dall’omonimo sport. Il Polo venne praticato per la prima volta nella forma in cui lo conosciamo oggi nel XIX secolo in una regione del nord-est dell’India chiamata Manipur da dove gli Inglesi lo avrebbero appreso ed “esportato” nel corso di quello stesso secolo. Si cominciò a ragionare sui modi in cui rendere più comoda la divisa che veniva indossata dai giocatori di Polo: si trattava di una semplice camicia di cotone a maniche lunghe il cui colletto, però, svolazzava eccessivamente durante a pratica sportiva, infastidendo chi la indossava. Per questo fu deciso di aggiungere i bottoni sullo scollo, in modo da mantenere il colletto al suo posto per tutta la durata del match. Nasceva così la prima versione della maglia che poi sarebbe stata denominata “polo”.

Winston Churchill polo
Winston Churchill (il primo da destra) grande appassionato di polo

A questo punto, una menzione d’onore spetta a John E. Brooks, di quella famosa industria di confezioni nota come Brooks Brothers, il quale rimase enormemente colpito da quel nuovo modello che decise di aggiungere i colletti con bottone a tutte le camicie della Brooks Brothers, portando il modello negli USA. Era il 1896 e il lancio avrebbe innescato un processo volto a rivoluzionare per sempre l’abbigliamento maschile.

Tuttavia, fu solo nel 1920 che il polo cominciò ad essere direttamente associato alla camicia, quando il giocatore argentino Lewis Lacey aprì a Buenos Aires un negozio in cui iniziò a vendere camicie con colletto e bottoni ma con il logo di un giocatore di polo a cavallo. La Polo che conosciamo adesso, però, nacque nel 1933 e all’interno di un altro sport: il tennis. Jean Renè Lacoste, soprannominato “le Crocodile” (forse per la sua resistenza o per una vecchia scommessa che gli avrebbe permesso di ottenere un baule di coccodrillo se avesse vinto un match), cercò di apportare alcune migliorie alla divisa da tennis. Decise così di adottare una maglietta a maniche corte con il colletto e i bottoni. Le maniche corte erano un’agevole alternativa alle maniche lunghe arrotolate che molti tennisti erano soliti portare. In particolare, Lacoste cominciò a far ricamare un coccodrillo sulla parte sinistra del petto. Nel 1951, grazie al contratto con la casa di produzione americana Izod, Lacoste cominciò a commercializzare la sua polo con il coccodrillo anche all’estero.

Renè Lacoste

In quegli stessi anni, anche il campione di tennis Fred Perry lanciò la sua versione della polo; stavolta, però, il logo era ispirato al simbolo di Wimbledon, una corona d’alloro. Lacoste e Perry avviarono quel processo che avrebbe non solo trasformato la polo da divisa a indumento da tutti giorni, ma che avrebbe anche contribuito alla nascita di quello stile che, poco dopo, sarebbe stato nominato sportswear.

Fu solo nel 1920 che il polo cominciò ad essere direttamente associato alla camicia, quando il giocatore argentino Lewis Lacey aprì a Buenos Aires un negozio in cui iniziò a vendere camicie con colletto e bottoni ma con il logo di un giocatore di polo a cavallo

Bisogna, però, aspettare l’avvento di un altro grande personaggio affinchè la polo diventi un fenomeno di fama mondiale. Ralph Lauren nel 1967 lanciò il suo brand Polo Ralph Lauren. Il nome derivava da quello sport che, agli occhi dello stilista americano, rappresentava le caratteristiche di quel pubblico che voleva intercettare con il suo marchio: ricchezza, eleganza e savoir-faire.

polo stile

Cinque anni dopo, cominciò a ricamare sulle polo il suo simbolo: un giocatore di polo appunto. Da quel momento, la polo avrebbe rappresentato un simbolo di status sociale inconfondibile. Tuttavia, negli anni Ottanta e Novanta i più famosi rappresentanti della scena hip-hop si sono impadroniti della polo per dissacrarne il valore simbolico e trasportarla nel mondo dello streetwear.

È rimasto celebre l’aneddoto secondo il quale i membri della Lo-Life Crew di Brooklyn si sarebbero recati negli store Ralph Lauren per rubare più polo possibili. Nei primi 2000, la polo divenne famosa anche per le donne, grazie a famosi e personaggi preppy delle serie TV, soprattutto Marissa Cooper di The O.C. Dopo di che, le polo sono uscite di scena per essere rilanciate a partire dal 2017 sulle passerelle da dove avrebbero poi preso la strada dell’abbigliamento mainstream. La polo è sempre stata un simbolo di status, legata com’è a sport, il polo e poi il tennis, e, ancora oggi, rimanda ad un insieme di simboli e immaginari difficili da dimenticare.

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