Suzanne Lenglen
Suzanne Lenglen

Suzanne Lenglen e Jean Patou, ovvero di quando ‘La Divina’ incontrò il couturier

Abiti corti e smanicati, minigonne a pieghe e le scarpe che da questo sport hanno preso il nome: è questa oggi la divisa che associamo, per quanto riguarda il mondo femminile, al tennis. Il tutto personalizzato da visiere, fasce e polsini che spesso più che un’esigenza pratica servono a soddisfare il desiderio di esprimere il proprio stile anche con l’abbigliamento. Con il passare degli anni le regole in fatto di divise si sono fatte sempre meno rigide. Famoso il caso della campionessa Serena Williams che nel 2012 è finita nel mirino della critica per aver indossato una coloratissima fascia fucsia al torneo di Wimbledon, dove, per tradizione, il dress code prevede il bianco assoluto.

Le cose, però, sono cambiate e anche i brand di sportswear tendono oggi a prestare maggiore attenzione all’abbigliamento delle campionesse della racchetta. Ma le cose non sono andate sempre così.

serena williams

In particolare, sono 2 i personaggi a cui è legata la rivoluzione dell’abbigliamento sportivo nel tennis: una è Suzanne “La Divina” Lenglen e l’altro è lo stilista Jean Patou. All’inizio del Novecento il tennis era ancora uno sport tipicamente maschile ed erano davvero pochissime le donne che lo praticavano. Tra di loro c’era proprio Suzanne Lenglen, destinata a diventare una delle tenniste più forti della storia di questo sport, oltre che la pioniera di un cambiamento fondamentale nel modo in cui le tenniste avrebbero praticato questo sport.

Secondo i costumi morigerati dell’epoca, le donne che si cimentavano in questa pratica sportiva (come in molte altre) dovevano indossare lunghe gonne fino alle caviglie con corsetti e, perché no, un bel cappello a tesa larga a completare la divisa. Va da se che i movimenti non erano per nulla agevolati da una tale divisa, eppure le tenniste, la Lenglen su tutte, continuavano a praticare il loro sport. Nel 1919, però, avvenne l’incontro che avrebbe per sempre cambiato la storia del tennis femminile, quello con il couturier francese Jean Patou.

Suzanne Lenglen
Suzanne Lenglen

Patou, che all’epoca godeva di una fama pari a quella della collega Chanel, aveva nel 1910 aperto un proprio atelier a Parigi, la Maison Parry, nel quale proponeva una moda molto innovativa per l’epoca: si trattava di abiti sportivi, pensati per vestire donne reali e per accompagnare i loro movimenti. In breve tempo, la moda di Jean Patou fu molto apprezzata dall’élite parigina. Così alla finale di Wimbledon del 1919 Suzanne Lenglen decise di indossare, per la prima volta, la divisa che Patou aveva creato per lei. Si trattava di una gonna a pieghe che arrivava al ginocchio e di una canotta senza maniche, accompagnate da una semplice fascia da portare sui capelli. Un completo semplice e leggero che agevolava i movimenti della Lenglen senza ostacolarla.

La campionessa poi era rivoluzionaria in ogni aspetto della sua carriera. Oltre ad essere stata la prima ad indossare la “scandalosa” nuova divisa, si racconta che fosse solita, tra un set e l’altro, sorseggiare brandy o cognac mentre sorrideva maliziosamente al pubblico nelle prime file. Inoltre, anche la sua tecnica di gioco rappresentava una rivoluzione assoluta nel mondo del tennis. A differenza delle colleghe, la Lenglen era solita servire dall’alto e tirare palle precise e molto violente. Inoltre, si caratterizzava per la tendenza a venire a rete con continuità mostrando una grandissima coordinazione nelle volée, forse anche grazie alle lezioni di danza che aveva fatto da bambina. Sicuramente il nuovo completo non faceva altro che agevolare la sua tecnica e la sua ineguagliata tenacia.

Jean Patou
Jean Patou

Dal canto suo Jean Patou inventò anche i costumi in maglia che, per la prima volta, accompagnavano le forme delle donne senza nasconderle. Ancora una volta, lo stilista si avvicinava ad un altro sport, il nuoto appunto, per cercare di creare abiti che partissero dalle esigenze di chi li avrebbe poi indossati, punto di partenza fondamentale per ogni completo, soprattutto sportivo, che si rispetti.

Dallo sport vero e proprio, la moda di Patou prese ispirazione anche per creare un abbigliamento casual che fosse comodo e portabile per le donne comuni. Nasceva con lui il concetto di sportswear destinato ad avere grande successo, soprattutto nella seconda metà del Novecento e poi nei primi decenni del Duemila, quando brand del calibro di Nike e Adidas hanno reso celebri scarpe e completi da tutti i giorni, modellati sull’abbigliamento tecnico degli sport più svariati. Sono passati più di 100 anni dal famoso torneo di Wimbledon e, sebbene ormai quasi del tutto dimenticato se non dagli esperti del settore, Jean Patou è ancora il punto di partenza di una rivoluzione nel mondo dell’abbigliamento sportivo resa possibile da chi la rivoluzione l’aveva nel sangue: La Divina Suzanne Lenglen.

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