Samuele Bonetto

Samuele Bonetto, un’àncora a pedali per spiccare il volo

Ceppo, cicala, fuso, marra, unghia, orecchia e diamante sono termini che chi frequenta il settore nautico conosce a menadito e sa perfettamente cosa definiscono. Alla maggior parte delle persone, tuttavia, è normale che queste parole non suggeriscano nulla e che, soddisfatta un’iniziale e spontanea curiosità, scivolino in fretta nel dimenticatoio. Non tutti infatti, nella quotidianità, hanno a che fare con un’àncora (l’oggetto che quei lemmi, tutti assieme, identificano), uno strumento d’uso quasi esclusivo e certamente piuttosto singolare. Eppure, senza saperlo, sono in tanti quelli che, nella propria esistenza, sono stati tratti in salvo da un ceppo, un’unghia o una cicala. Solo che, semplicemente, questi avevano altri nomi e altre sembianze.

Qualcuno magari ha trovato la sua marra in un amico, qualcun altro in sua moglie, qualcun altro ancora nella cucina o nello sport. Samuele Bonetto, nono classificato nella cronometro degli Europei di Trento riservata agli juniores, l’ha trovata nella bicicletta.

Le sue orecchie sono state le corna del manubrio, il suo fuso un telaio in lega, le sue unghie i pedali, la sua marra il sellino, il suo ceppo la guarnitura e il suo diamante la catena. Come ogni solido esemplare anche questo, una volta che il giovane ha toccato il fondo rischiando di perdersi per sempre, ha svolto il suo provvidenziale compito, traendo in salvo la persona in pericolo e concedendogli poi, trovata una forte passione da coltivare, la possibilità di dare un senso alla propria vita.

È infatti grazie al potere salvifico dell’àncora-bici che Bonetto è riuscito ad uscire dall’incubo dell’anoressia, una malattia che, tra la terza media e la prima superiore, ha fatto intravedere al classe 2003 lo spettro della morte. In quegli anni Samuele, come ha avuto modo di raccontare di recente, è andato davvero vicino sia all’arresto cardiaco che al ricovero forzato in una struttura specializzata, uno scenario questo preso realmente in considerazione dai suoi genitori visto come era ridotto. Bonetto allora ha provato ad appigliarsi alle varie e più classiche ancore gettate da dietologi e psicologi mancando però sempre, per una ragione o per l’altra, l’appuntamento col fatidico aggancio.

Decisivo, a questo punto, si è rivelato il lancio fatto da una figura familiare: suo padre. È lui che un giorno, vedendo gli scarsi risultati che avevano avuto le visite degli specialisti, ha portato Samuele a fare un giro in mountain bike, un gesto quasi banale su un mezzo molto comune che però forse, proprio per la sua semplicità, ha finito per far presa sul nativo di Montebelluna.

È grazie al potere salvifico dell’àncora-bici che Bonetto è riuscito ad uscire dall’incubo dell’anoressia, una malattia che, tra la terza media e la prima superiore, ha fatto intravedere al classe 2003 lo spettro della morte.

Da quell’uscita, ha avuto inizio il salvataggio di Samuele che, estasiato dalla sensazione di libertà provata quel giorno sul Montello (una nota salita della sua zona), ha stretto con ancora più coraggio e forza il suo manubrio promettendo al padre che avrebbe ripreso a mangiare se gli avesse consentito di dar seguito alle inebrianti emozioni provate quel giorno. Il padre ovviamente, nei mesi seguenti, ha supportato il figlio in questa sua volontà e pian piano le cose hanno cominciato a migliorare. Pedalata dopo pedalata, Samuele è tornato a mangiare, ha ripreso massa e parallelamente si è lasciato trascinare dall’euforia per il ciclismo.

A risultare, però, determinante per il suo approdo all’agonismo è stato un passaggio avvenuto qualche mese dopo la sua prima illuminante sgambata: esplorate le qualità della mountain bike, Bonetto ad un certo punto ha chiesto in prestito a suo zio una bici da strada, il mezzo su cui Vicenzo Nibali (uno degli idoli del veneto) stava scrivendo in quelle stagioni pagine memorabili nella storia delle gare su asfalto. Ebbene, Samuele, da quella bici non è più sceso.

Cambiata specialità, non ci è voluto molto per capire che il ragazzo era ben predisposto, deciso e molto performante; tutte qualità che, passato l’ambientamento iniziale al mondo delle competizioni, lo hanno portato al secondo anno tra gli Allievi con il Cycling Team Valcavasia a concludere la stagione con sei successi fra cui anche il Campionato italiano. La stagione successiva, passato tra gli juniores con la maglia della U.C. Giorgione, Bonetto si è adattato alla categoria e ha preso le misure per poi mettersi in luce in un 2021 dove fin da subito ha dato dimostrazione di incredibile concretezza e di un’invidiabile predisposizione per le prove contro il tempo.

A marzo, infatti, vince subito la cronometro di San Benedetto, un successo questo a cui fanno seguito nei mesi successivi quelli al Trofeo Gian Carlo Ceruti, all’El Diablo Cycling Festival e, soprattutto, al Campionato italiano di categoria. Samuele, però, non trionfa solo a cronometro visto che, nel frattempo, ottiene importanti affermazioni anche in linea (tappa del Giro del Friuli e Trofeo San Benedetto) e su pista. Qui il trevigiano, portato a cimentarsi nei velodromi dalla profonda opera di convincimento compiuta in sincrono da Marco Villa (c.t. della Nazionale) e dal suo d.s. Giuseppe Parolisi, con soli sei allenamenti nelle gambe fa suo l’inseguimento individuale all’Europeo di categoria ad Apeldoorn, un titolo bissato qualche settimana dopo da quello mondiale ottenuto al Cairo che lo consegna definitivamente alle luci della ribalta.

Su Bonetto, subito accostato per fisico e risultati a Filippo Ganna, si concentrano le attenzioni dei media del settore e non solo, un interesse che Samuele non disdegna raccontando a più riprese la sua storia di salvezza e redenzione.

Questa storia l’anno prossimo si arricchirà di un nuovo capitolo (nel 2022 correrà fra gli Under 23 con la Zalf Euromobil Désirée Fior) e negli anni futuri si colorerà (speriamo) di nuovi entusiasmanti episodi. Le ambizioni del giovane montebellunese riguardano in particolare la maglia rosa del Giro d’Italia (da vestire magari dopo la vittoria in una cronometro iniziale) e la qualificazione con la Nazionale azzurra per le Olimpiadi di Parigi 2024. Due traguardi che hanno ottime probabilità di diventare realtà, considerato che Samuele, a cui non mancano passione, forza di volontà e voglia di emergere, ha già dimostrato ampiamente di saper mantenere una promessa.

Al contrario di quanto accaduto in passato, però, questa volta il patto sarà solo con se stesso e non con suo padre, un uomo che, assieme a quella strana àncora di metallo a due ruote gettatagli al momento giusto, Samuele saprà sempre ringraziare nei dovuti modi. Anche quando si troverà bagnato di spumante sul podio del Giro d’Italia. O anche quando, tra tre anni, abbraccerà virtualmente con uno sguardo incantato il pubblico del velodromo olimpico di Saint-Quentin-en-Yvelines.

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