Donovan Mitchell 71 punti

Nell’NBA la difesa è un’arte perduta

Per molti i Golden State Warriors di Steph Curry e Kevin Durant del 2016/17 sono stati la squadra più forte di tutti i tempi, con una media di 114,8 punti a partita, di gran lunga la migliore della storia fino ad allora. Quella stessa media in questa stagione sarebbe all’ottavo posto.

L’NBA sta vivendo un’esplosione nella trazione offensiva che non ha precedenti nella storia. È perfino difficile contestualizzare le statistiche dei giocatori: finora ci sono sette cestisti che hanno una media di almeno 30 punti a partita, e i 71 punti di Donovan Mitchell, realizzati contro i Bulls lo scorso mese, sono stati accolti con una collettiva alzata di spalle. Rimanendo sempre a Cleveland, quest’anno i Cavaliers guidano la classifica delle peggior difese con una media di 109,6 punti subiti a partita; sarebbe il peggior punteggio difensivo nella storia della NBA se la stagione finisse oggi.

L’NBA è prima di tutto intrattenimento: vincere è importante, ma il divertimento lo è molto di più. Nessuno vuole più ritornare al secolo scorso, quando il gioco era decisamente più lento. Ma la domanda che molti si stanno ponendo è: non si è andati troppo oltre? Sorprendentemente molti addetti ai lavori, in primis allenatori e giocatori, hanno risposto di si. E se non si fa nulla per aiutare le difese, è probabile che le cose continuino a degenerare.

Penso che forse ci sia stata una correzione eccessiva rispetto a ciò che stava accadendo 20 anni fa. E penso che il campionato abbia fatto un ottimo lavoro nel miglioramento del gioco, creando più libertà. Ma penso che siamo andati un po’ troppo oltre. Penso che le regole siano davvero orientate per avvantaggiare l’attaccante. Ora è diventato molto più difficile giocare in difesa.

Steve Kerr, capo allenatore dei Warriors
Donovan Mitchell 71 punti

La storia dell’NBA è lastricata di continue modifiche alle regole per adattare il gioco alle richieste dello show biz, ma quella che ha definitivamente portato ad un totale sbilanciamento tra difesa e attacco, in favore di quest’ultimo, è stata l’abolizione nel 2004 dell’hand-checking: la fase difensiva era diventata sempre più fisica e aggressiva e le superstar non riuscivano ad esprimere al meglio il proprio gioco, perciò si pensò di reprimere il contatto fisico. Il problema, almeno secondo alcuni giocatori e allenatori, nasce nel momento in cui mentre le abilità dei giocatori si sono talmente evolute e amplificate le modifiche alle regole non sono riuscite a tenere il passo. Dalle superstar all’ultimo uomo in panchina, il campionato ha più talento che mai e gli allenatori stanno sfruttando quel talento in modi sempre più vantaggiosi.

La star dei Boston Celtics, Jaylen Brown, ha dichiarato che: “Il campionato è decisamente cresciuto in termini di abilità ogni anno. Vedi i playmaker diventare sempre più atletici, i lunghi che sono in grado di gestire la palla, le ali sono in grado di fare tutto.” Gli ha fatto eco il suo compagno di squadra, Grant Williams: “Tutti sono in grado di tirare da tre. Guarda la nostra squadra … non so se ci sia un solo ragazzo in squadra a cui non diresti di tirare da tre.” Le statistiche confermano questa tendenza: quest’anno le squadre hanno una media di 34,2 tiri da tre tentati (35,5% dei tiri totali), nella stagione 2015/16 la media era di 24,1, pari al 26% dei tiri totali. Ma l’aumento del tiro da tre non è l’unico fattore da tenere in considerazione. I giocatori di ruolo sono più talentuosi e versatili che mai, in grado di creare giocate più veloci e intelligenti che mettono sempre più in difficoltà le difese avversarie. Oltre agli sviluppi delle abilità individuali, però, ci sono anche i cambiamenti stilistici, focalizzati su un maggior possesso palla.

nba difesa

Ora, teoricamente tutti questi cambiamenti sembrerebbero promettere un gioco più avvincente, ma nella realtà una partita di 48 minuti impiega ancora circa due ore e mezza per essere completata. Ciò è dovuto in gran parte al numero crescente di falli e interruzioni; in questa stagione finora, le squadre hanno effettuato 23,7 tiri liberi a partita, il tasso più alto dal 2010-11.

È troppo difficile difendere … la partita di oggi è pensata per l’attacco.

Chauncey Billups, allenatore dei Portland Trail Blazers

Il basket non è un gioco facile da arbitrare perché c’è un contatto fisico su quasi ogni possesso. Ma quello a cui stiamo assistendo ora è una situazione senza esiti felici: tifosi e allenatori sono scontenti del numero di chiamate effettuate, mentre i giocatori sono scontenti dell’incoerenza degli arbitri. Forse un’interpretazione più indulgente delle regole a favore dei difensori li consentirebbe di difendere senza essere penalizzati per questo. Potrebbe persino aumentare il valore di intrattenimento del prodotto perché anche la difesa può essere divertente. E mentre l’idea di segnare sempre di più è affascinante, la realtà è che il campionato sta andando nella pericolosa direzione in cui le difese non hanno altra scelta che commettere fallo e fermare il gioco fino alla nausea. L’NBA è in definitiva un prodotto di intrattenimento, ma se vuole creare il miglior prodotto possibile, sarebbe saggio consentire ai giocatori di decidere il proprio destino, invece di lasciare che quel potere ricada sulle spalle degli arbitri.

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