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Lo stato feudale e la nazionale che gioca su invito: FC Sark

Sark – Sercq in francese – è un piccola isola lunga solo cinque kilometri e larga la metà situata nel canale della Manica. Circa seicento persone vivono su quest’isola, dove, escludendo i trattori usati dai contadini nelle farms e quello che funge da ambulanza per l’unico medico attivo nel villaggio/capitale di Sainte-Anne, non sono permessi altri veicoli a motore e le persone girano ancora in calesse. Tre piccoli porticcioli collegano i sercquiais con il resto del mondo: lavoro, cibo, medicine, cure (ogni membro della comunità deve dotarsi un’assicurazione sanitaria comprendente il trasporto marittimo verso Guernsey), scuola e persino la polizia – che opera solo su richiesta e dietro rimborso – arrivano dal mare. Per tutto il resto, la comunità vive di ciò che dispone e condivide: una chiesa, l’ufficio postale, un’alimentari, la banca, la microclinica, la casa di comunità, quella del governo, della corte del Siniscalco, la residenza del Signore di Sark, il pub con la bandiera isolana in bella vista,  ristorantini e strutture ricettive per il turismo estivo e un solido autogoverno che trova le sue profonde radici in un passato non troppo remoto che val la pena raccontare. 

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Sark è stata l’unica e l’ultima signoria feudale europea a varcare i confini del Ventunesimo secolo. Fino al 2008 Sark è stata amministrata da un consiglio composto dal signore, dal siniscalco, il collegio dei 40 inquilini eredi delle prime famiglie, che colonizzarono l’isola nel 1565, e dodici deputati. Grazie allo storico cambiamento statutario, che ha introdotto nell’aprile del 2008 il diritto al suffragio universale, gli isolani hanno potuto eleggere una nuova assemblea del popolo, la cosiddetta Chief Pleas, composta da 28 membri. L’assemblea regola tutte le questioni di umana e quotidiana sopravvivenza, come la gestione del generatore elettrico, l’uso comunitario dei campi agricoli, le attività e i servizi alla persona/comunità, rimandando poi al vicino Baliato di Guernsey alcune competenze.

In questo microcosmo sconosciuto e fuori dal tempo non poteva mancare un gruppo di amici voglioso di utilizzare l’unico campo da calcio privo di recinzioni presente sull’isola. I figli di Sark sono pochi ma buoni, incuranti di tutto ciò che non sia strettamente connesso allo spezzarsi la schiena tra campo, ristorazione e porto, fermi nella loro idea di non avere alcun bisogno di altre possibilità di là dal mare. Per loro il calcio è la logica conseguenza di un percorso di fratellanza che parte dalla culla e cresce all’interno di un’isola tanto piccola da proibire ogni sorta di individualismo e alienazione.

Come molte altre cose che altrove sarebbero normali e scontate, il calcio sercquiais ha dovuto fare i conti con la carenza di giocatori e l’impossibilità di sostenere i costi di una compagine iscritta alla Combination League di Guernsey, il campionato isolano in cui Sark –  poiché dipendenza del Baliato di Guernsey – ha giocato per alcune stagioni nei primi anni del Duemila. Chi ha avuto l’onore e la fortuna di vestire in quegli anni la maglia a strisce giallonere con la bandiera di Sark sul cuore ha vissuto sulla pelle l’emozione di suscitare stupore e curiosità negli occhi dei giocatori e del tifo avversari. Chi sono i sarcquiais? Come fanno a vivere laggiù durante l’inverno? Perché non vengono ad abitare qui dove tutto e più accessibile, dove è più semplice sentire la presenza della Corona britannica come quella della vicina Francia? 

Più che giocatori amateur di un campionato parrocchiale (i Baliati di Guernsey e Jersey si suddividono territorialmente in Parishes/parrocchie), gli atleti del FC Sark sembravano marziani piombati da un mondo così vicino da essere visto a occhio nudo dalla costa durante le giornate di cielo terso, eppure lontani anni luce da ciò che è quotidiano e comprensibile. Ogni partita era un inno all’identità sarcquiais, un atto di autodeterminazione che non faceva altro che rinsaldare la convinzione di vivere uno splendido isolamento e nutrire amore verso la propria comunità e le proprie radici.

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Per loro il calcio è la logica conseguenza di un percorso di fratellanza che parte dalla culla e cresce all’interno di un’ isola tanto piccola da proibire ogni sorta di individualismo e alienazione

Quando fu a tutti chiaro che le condizioni e i soldi utili all’iscrizione al campionato erano pochi, il gruppo fondatore del FC Sark decise nel 2003 di convertire il club in una nazionale e di iscriverla agli Island Games, il torneo per le isole con meno di duecentomila abitanti, organizzato dall’IGA (Island Games Association) ospitato in quell’anno da Guernsey. Il 29 giugno 2003 Sark fece il suo esordio internazionale contro Gibilterra – quest’ ultima ammessa per via del contenzioso con la Spagna che non permetteva ai gibilterrini di disputare con regolarità le attività sportive a livello internazionale – in un match che vide i ragazzi della Rocca imporsi 19-0 sui Sercquiais. Neppure il tempo di mandare giù la goleada subita che nei match successivi Sark perse 20-0 contro l’Isola di Wight, 16-0 contro la Groenlandia e 15-0 contro i norvegesi di Frøya nell’ultimo match valido per il tredicesimo posto finale.

Nessuno diede peso alle roboanti cadute patite nel torneo, poiché il fatto di essere lì, a rappresentare una piccola comunità al cospetto del mondo, era già un risultato straordinario e una storia da raccontare a lungo all’interno della casa di comunità di Saint-Anne. Terminata l’esperienza degli Island Games, i ragazzi del FC Sark hanno mantenuto viva la nazionale invitando sull’isola tutte le squadre vogliose di solcare il mare per scoprire questo luogo unico al mondo.

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