Petržalka

La conigliera socialista e il club resistente: il FC Petržalka 1898

Cari concittadini, in questo giorno, negli ultimi quarant’anni, avete sentito uscire dalla bocca dei miei predecessori la stessa identica cosa: come il nostro Paese è fiorente, quanti altri milioni di tonnellate di acciaio abbiamo prodotto, quanto siamo tutti felici, come confidiamo nel nostro governo e quali belle prospettive si aprono davanti a noi. Presumo che non mi abbiate dato fiducia poiché anch’io vi mentissi. Il nostro Paese non è fiorente. Il grande potenziale creativo e spirituale dei nostri popoli non viene utilizzato. Intere industrie producono cose che non sono desiderate, mentre noi non otteniamo ciò di cui abbiamo bisogno. Uno Stato che si definisce uno Stato operaio umilia e sfrutta i lavoratori. La nostra economia è obsoleta e spreca la poca energia che abbiamo in dotazione.  Un Paese che un tempo poteva essere orgoglioso dell’istruzione della sua popolazione, spende così poco per l’istruzione che oggi è al settantaduesimo posto nel mondo. Abbiamo rovinato la terra, i fiumi e le foreste che i nostri antenati ci hanno lasciato in eredità e oggi abbiamo l’ambiente peggiore di tutta Europa. Permettetemi una piccola esperienza personale: quando recentemente sono volato a Bratislava, ho trovato il tempo durante vari incontri per guardare fuori dalla finestra. Ho visto il complesso Slovnaft e subito dietro la grande città di Petržalka. Mi bastò quella vista alle conigliere di Petržalka per capire che i nostri statisti e leader politici per decenni non guardarono o non vollero guardare nemmeno dai finestrini dei loro aerei. Nessuna lettura delle statistiche a mia disposizione mi avrebbe permesso di comprendere più facilmente e velocemente lo stato in cui siamo arrivati.

Václav Havel, Presidente della Cecoslovacchia nel discorso ai cittadini nel giorno di Capodanno – Praga, 1 gennaio 1990

Petržalka è un mondo a parte. Non esistono altri luoghi in Slovacchia come questo quartiere di Bratislava abitato da centotrentamila persone e avente lo status di comune. Se non fosse per questa liason politico-amministrativa con la capitale, oggi Petržalka sarebbe la terza città più grande, popolosa e importante della Slovacchia. Cullata e nutrita dal Danubio che la separa da ogni altra cosa, circondata dalla frontiera con l’Austria che le fu madre, vicinissima all’Ungheria e al popolo magiaro che contribuì a forgiarla, Petržalka giunge a noi dopo aver vissuto molteplici vite. Prima di essere travolta dalla Storia con l’invasione napoleonica, quella nazista e successivamente l’epoca della Cortina di ferro, del Blocco orientale e del Comunismo cecoslovacco, Petržalka fu per secoli un tranquillo villaggio tedesco abitato da meno di cinquecento persone, costituito da una manciata di casette e un’ infinita distesa di erba verde buona per l’agricoltura di sussistenza e l’allevamento. Al termine della Seconda guerra mondiale, quando il villaggio era ormai diventato un comune da oltre ventimila abitanti, Praga decise di regalare Petržalka a Bratislava. Divenuta periferia di uno dei centri urbani più importanti e produttivi della Cecoslovacchia, il quartiere si conformò come luogo di approdo e di vita per la classe operaia giunta a Bratislava per trovare occupazione nelle grandi fabbriche. Nel 1973  Petržalka venne invasa da enormi escavatori e in breve tempo vennero costruite file interminabili di Panelák, i casermoni socialisti dal color grigio, tutti uguali, con gli stessi arredi e la stessa tappezzeria alle pareti e anni luce lontani dalle tipiche case slave che in tempo modellavano il luogo. Terminata l’opera di trasformazione urbana del quartiere, Petržalka divenne per tutti il blocco comunista e operaio più grande e densamente abitato di tutta la Cecoslovacchia e tra i più importanti e rinomati in tutta l’Europa orientale. Il furore operaio durò fino alla caduta del Comunismo e l’emancipazione della Slovacchia e le conigliere di Petržalka divennero presto luogo di devianza, spaccio e criminalità, mali che vennero estirpati nei primi anni del Duemila dagli stessi abitanti del blocco. Il resto è storia attuale che giunge a noi con il restyling dai colori accesi delle facciate dei palazzoni, così volute dall’associazionismo diffuso e dagli abitanti del posto con il solo scopo di far fiorire bellezza e scrivere una nuova storia per il quartiere che quartiere non è. Dentro questo contesto urbano e sociale unico in Europa esiste e gioca una squadra di calcio che oltre ad aver portato in giro il nome di Petržalka nelle competizioni europee è da oltre un secolo un elemento aggregante e punto di riferimento degli abitanti del luogo: il FC Petržalka 1898

Petržalka

Come molti club dell’Europa orientale, il FC Petržalka è espressione ed evoluzione dei processi storici e comunitari vissuti dal territorio. Nato nel 1898 con il nome Pozsonyi Torna Egyesület, il club fu in principio espressione della comunità ungherese residente in zona e nei primi anni di attività partecipò con successo ai campionati dell’Impero austroungarico arrivando ad essere campione del Félvidék (Alta Ungheria) nel 1913. Con l’avvento della Cecoslovacchia e del sistema calcistico fondato sul dopolavoro operaio e le attività sportive promosse dalle grandi fabbriche, chi prese l’eredità del PTE fu il Kovosmalt (successivamente Spartak) Bratislava. La Kovosmalt era un grande centro di produzione di smalti, attrezzature militari, stufe, articoli per la casa e dava lavoro a cinquemila operai ubicati sia nel quartiere che a Trnava e altre città della Cecoslovacchia. Fu l’inizio della scalata al sistema calcistico regionale slovacco e successivamente a quello federale cecoslovacco. Nel corso degli anni il club cambio più volte il nome senza però perdere la natura operaia e popolare e il forte radicamento nel quartiere. Sotto la bandiera dello ZŤS (ex SKS) nel 1975/76 il Petržalka entrò per la prima volta nella Divisione Ovest. Da quel momento in poi, la scalata verso l’élite del calcio cecoslovacco fu decisa e costante. Nel 1979 il club ottenne la prima storica partecipazione alla Prima Lega nazionale slovacca e due stagioni dopo arrivò la promozione nella Prima Lega Federale cecoslovacca. La fiera e operaia Petržalska si ritrovò ad ospitare le nobili Slavia, Sparta, Dukla e Bohemians di Praga, nonché le blasonate vicine di casa Slovan e Inter Bratislava. Lo ZŤS divenne il faro e il vanto del blocco popolare e allo stesso tempo una finestra su tutti quei mondi rimasti a lungo lontani. Venire a giocare a Petržalka significava scendere fino alla più estrema periferia delle Cecoslovacchia e infrangersi contro la Cortina di ferro che avvolgeva il blocco scorrendo tra fitte distese di alberi da albicocche. La stagione 1981/82 si concluse con la retrocessione del club ma passò alla storia per il 3-1 inflitto allo Slavia nell’ esordio casalingo in campionato davanti a oltre novemila tifosi e successivi 3-0 e 3-1 rifilati a Bohemians e Sparta. Con l’emancipazione della Slovacchia il club cambiò nome diventando FC Petržalka e successivamente FC Artmedia Petržalka. Gli anni d’oro dei bianconeri giunsero finalmente nella prima decade del Duemila, quando l’Artmedia fu capace di conquistare due scudetti (nelle stagioni 2004/05 e 2007/08) e due coppe di Slovacchia (2003/04 e 2007/08). In questo periodo la squadra disputò le coppe europee ottenendo dei risultati storici. Nella stagione 2003/2004 i bianconeri uscirono al primo turno di Coppa UEFA non prima di aver fatto soffrire i francesi del  Girondins Bordeaux (2-1; 1-1). Due anni dopo, l’Artmedia si guadagnò la ribalta europea con l’incredibile qualificazione alla fase ai gironi di Champions League ottenuta eliminando in sequenza i kazaki del Kairat (0-2; 4:1), gli scozzesi del Celtic (5-0; 0-4) e il Partizan Belgrado (5-4 ai rigori dopo due 0-0).

Lo ZŤS divenne il faro e il vanto del blocco popolare e allo stesso tempo una finestra su tutti quei mondi rimasti a lungo lontani. Venire a giocare a Petržalka significava scendere fino alla più estrema periferia delle Cecoslovacchia e infrangersi contro la Cortina di ferro che avvolgeva il blocco scorrendo tra fitte distese di alberi da albicocche.

Finita nel girone con Inter, Porto e Rangers Glasgow, l’ Artmedia sfiorò la qualificazione al turno successivo grazie al 3-2 imposto in trasferta al Porto (seguito dallo 0-0 in casa nell’ultima partita) e i due pareggi ottenuti contro il Rangers. Soltanto l’Inter fu in grado di assicurarsi il bottino pieno contro gli slovacchi vincendo 1-0 a Bratislava e 4-0 a San Siro. Tre stagioni dopo un’ altra italiana, la Juventus, mise fine ai sogni di gloria dell’ Artmedia eliminandola al terzo turno di Champions con secco 4-0 a Torino e un pari in Slovacchia. Da quel momento in poi iniziò la caduta economica e sportiva del club che passò di mano in mano a nuove proprietà senza però riuscire a ritrovare lo slancio degli anni migliori. A seguito del fallimento del club avvenuto nel 2014, il Fc Petržalka è ripartito dal punto più basso del sistema calcistico slovacco con un progetto volto a dar risalto ai giovani dell’ accademia unito a un nuovo e moderno stadio che oggi più di ieri è punto di riferimento per gli abitanti del quartiere. Negli ultimi anni il club ha progressivamente scalato le categorie e ora si trova in seconda lega con la speranza di poter presto tornare al top del calcio slovacco. Nell’attesa che si compia l’ennesima ascesa, nel 2023 il Fc Petržalka ha festeggiato il suo 125esimo compleanno, un traguardo importante che racconta di una squadra di calcio che ha resistito a guerre, cadute di muri e regimi e perfino fallimenti sportivi. Il FC Petržalka è come il suo quartiere: fiero,  resistente e in movimento.

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