barack obama basket

Barack Obama, il presidente cestista

In principio fu John F. Kennedy che, in barba alle etichette della Casa Bianca, non si limitava a lanciare la prima palla della stagione di baseball o a sedere in tribuna per le partite di maggior richiamo ma praticava assiduamente qualsiasi tipo di sport. Fu un promettente quarterback prima che un gravissimo scontro di gioco non gli causò una grave lesione spinale. Nonostante, i dolori lancinanti che questo gli procurò, per tutto il resto della vita non smise mai di dedicarsi alla pratica sportiva. La leggenda narra che un cronista incaricato di seguirlo per un fine settimana telefonò esasperato in redazione per chiedere di essere sostituito da un atleta professionista. In pochi giorni, Kennedy era andato a vela, aveva pescato in alto mare, aveva fatto immersioni subacquee, aveva giocato a golf, a croquet e a softball. Dopo di lui una nuova era di presidenti (americani e non) ha subìto e mostrato pubblicamente il fascino dello sport. Senza perdersi in un elenco di nomi basta citare Vladimir Putin, la cui pratica dello judo è diventata anche una dimostrazione di forza durante importanti meeting internazionali, e Donald Trump, che nel golf ha visto un modo per stringere legami e rafforzare il suo racconto di vincente.

Ma a spiccare su tutti è sicuramente “il presidente più in forma della storia“, come ha decretato la rivista Men’s Fitness: Barak Obama.

barack obama basket
Obama gioca a basket nel campetto della Casa Bianca con alcuni membri del Congresso

Che il primo presidente afroamericano degli USA sia un fan sfegatato di basket è noto ai più, ma questa sua passione non può essere relegata a semplice hobby; è qualcosa di molto più viscerale e potente. All’inizio fu un semplice regalo di un padre al figlio, ma poi quella palla a spicchi è diventata l’ultimo ricordo che Obama Jr ha del padre (Obama Sr. dopo il fallimento del proprio matrimonio tornò in Kenya dove morì nel 1982 vittima di un cruento incidente stradale).

Il basket negli Stati Uniti non è uno sport qualsiasi: è senza dubbio lo sport più nero di tutti, il primo in cui gli afroamericani hanno dimostrato una superiorità atletica indiscussa, e quello che nei suoi 120 anni di storia ha regalato le più significative storie di riscatto razziale, come quella dei Texas Western di Don Heskins. E come scrive Obama stesso nella sua autobiografia, I sogni di mio padre, il basket ha rappresentato per lui una via di fuga dal razzismo.

il campo era un luogo in cui l’essere neri non rappresentava uno svantaggio

Il giovane Barack era un discreto giocatore al punto da guadagnarsi il soprannome di “Barry O’Bomber” per il suo tiro in sospensione. E il basket è talmente presente nella sua vita tanto da coinvolgere la sua famiglia. Narra infatti la leggenda che Michelle, prima di sposarlo, abbia chiesto al fratello, Craig Robinson, ex star Ncaa con Princeton, di testare le qualità umane del promesso sposo sul playground. Esame superato ovviamente e stando a quello che disse Craig, O’Bomber: “È un ottimo giocatore da playground. Sono convinto che si possa capire molto di una persona da come si comporta in campo. E Barack si dimostrò altruista, magro ma coraggioso e per nulla timoroso dei contatti, non ansioso di mettersi in mostra a tutti i costi“.

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Obama gioca a basket nel campetto della Casa Bianca con alcuni membri del Congresso

Durante la sua prima campagna elettorale, le partitelle di basket con il suo staff fecero il giro del mondo, e malignamente alcuni videro un tentativo un po’ ruffiano di avvicinarsi alla comunità afroamericana. Alexander Wolff, firma storica di Sports Illustrated, ha affermato che lo sport, e il basket in primis, siano stati usati da Obama con luciferina malizia per raccogliere e orientare il consenso verso le decisioni prese dalla sua amministrazione. Sebbene il basket abbia fatto da volano all’affermazione di Obama in alcune fasce della popolazione statunitense, è innegabile, però, che la sua presidenza abbia avuto un’influenza nelle azioni antirazziali dell’NBA e delle sue star, Lebron James su tutte.

Durante i suoi 8 anni da presidente, Obama amava scaricare la tensione giocando a basket con amici e sodali. Ogni volta che vinceva una partita iniziava il suo show: se le vittime erano i suoi collaboratori più fedeli, faceva affiggere nei loro uffici delle istantanee che ritraevano le sue migliori prestazioni durante la partita appena vinta e in estenuanti prese in giro che si protraevano per giorni e anche settimane; lo stesso valeva per le star NBA con le quali si misurava. Sembrerebbe che più del vincere, era il vantarsi delle proprie imprese che gli dava il maggior godimento. Ed è soprattutto per questo che da Lebron in giù tutti hanno stretto dei rapporti molto intimi con l’ex presidente: lui li trattava alla pari. Non deve perciò stupire che in questi giorni è stata ufficializzata la carica di Obama come “partner strategico” dell’NBA in Africa.

Come affermato dalla stessa NBA, l’ex presidente americano “avrà una quota di minoranza, che nel tempo intende utilizzare per sostenere i giovani della sua Fondazione e programmi di formazione di leader in Africa“. Un impegno che travalica il puro opportunismo politico e sfocia nel sociale, come se per O’Bomber il basket sia ormai l’unico e accreditato modo per rimane in sella nel bailamme mediatico, perché come dice lui stesso: “Per me il basket è sempre stato molto più di un gioco“.

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