La fronte alta, lo spazio imponente tra i capelli, rigorosamente schiacciati, resi piatti dalla moda di Rodolfo Valentino e Fred Astaire. Il sorriso, appena abbozzato in alcune foto, smagliante in altre, onesto e reso ancora più pulito da quegli occhiali tondi che lo rendevano un fumetto e, a pensarci bene, persino l’incarnazione di una sua convinzione, ovvero che lo “0-0 è il risultato perfetto”. Quel tipo di montatura era la perfetta riproduzione grafica di quella deduzione. Non a caso per definire uno 0-0 viene usata ancora la formula: “occhiali”. Leggi di più
Era un prodotto tipicamente inglese, ed in ogni nazione dell’Europa continentale in cui era arrivato veniva chiamato foot-ball. A cavallo tra il19esimo ed il 20esimo secolo i primi club di calcio dell’Europa centrale iniziarono ad emergere a macchia d’olio ed assistere a partitelle di pallone nei giardini pubblici delle grandi e fiorenti metropolis mitteleuropee diventò un fatto abbastanza comune. Leggi di più
Gennaio 1938. Il diretto Bologna-Parigi è affollato. C’è un po’ di tutto, semplici vacanzieri, commercianti, gente normale. Ma non solo. Tra i vagoni di quel treno c’è anche un uomo. Un uomo che di normale ha ben poco. È un ungherese, ebreo, di bell’aspetto, elegante. Non è solo, con lui nello scompartimento ci sono sua moglie Elena e i suoi figli, Roberto e Clara. Il suo nome è Árpád Weisz. Leggi di più

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